Come andare in pensione a 61 anni sfruttando NASpI e Ape Sociale: una guida pratica con sacrifici e benefici.
Molti lavoratori, ormai stanchi dopo una lunga carriera, desiderano andare in pensione anticipatamente. Tuttavia, smettere di lavorare con largo anticipo non è semplice, poiché servono almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (pensione anticipata) oppure una grave invalidità. Esiste però un percorso alternativo, sfruttando strumenti oggi disponibili, che consente di ritirarsi dal lavoro già a 61 anni, sebbene con qualche rinuncia.
Il metodo consiste nell’accedere prima alla NASpI e successivamente all’Ape Sociale. Questo richiede sacrifici, poiché durante i periodi coperti dalla disoccupazione e dall’anticipo pensionistico si rischia di percepire molto meno rispetto all’ultimo stipendio. Inoltre, anche l’importo della pensione potrebbe subire una riduzione dovuta al fatto che si lavorerà per meno anni. Vediamo nel dettaglio come funziona questo percorso e quali passaggi seguire.
Il primo passo è discutere con il datore di lavoro per ottenere il licenziamento, poiché l’accesso all’indennità di disoccupazione NASpI è vincolato alla perdita involontaria del lavoro. Il datore di lavoro potrebbe essere interessato a favorire il ricambio generazionale, assumendo personale più giovane. È consigliabile muoversi una volta compiuti i 61 anni e finalizzare il licenziamento al compimento dei 61 anni e 2 mesi, assicurandosi di aver maturato almeno 28 anni di contributi.
Dopo il licenziamento, si può fare domanda per la NASpI, che dura la metà delle settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni, fino a un massimo di 2 anni. Durante questo periodo, si percepisce il 75% della retribuzione media per i primi 1.425,21 euro e il 25% per la parte restante fino a un massimo di 1.550,42 euro. Tuttavia, l’importo dell’indennità decresce del 3% ogni mese dopo i primi 7 mesi.
Al termine della NASpI, a 63 anni e 2 mesi, bisogna attendere 3 mesi per fare domanda per l’Ape Sociale. Per accedere, bisogna avere 63 anni e 5 mesi, 30 anni di contributi, essere disoccupati per perdita involontaria del lavoro e aver cessato da almeno 3 mesi di percepire l’indennità di disoccupazione. Accolta la richiesta di Ape Sociale, si riceve un’indennità fino a 1.500 euro mensili per 12 mensilità, fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.
A 67 anni, si percepisce la pensione definitiva, ricalcolata con un coefficiente di trasformazione maggiore rispetto a quello dell’Ape Sociale. Tuttavia, la pensione sarà più bassa rispetto a quella ottenuta lavorando fino al pensionamento ordinario, poiché durante l’Ape Sociale non sono previsti contributi figurativi. Questa strategia permette di andare in pensione a 61 anni, ma comporta sacrifici economici durante il periodo di disoccupazione e con l’Ape Sociale. È fondamentale pianificare attentamente e valutare i pro e i contro prima di intraprendere questo percorso. Inoltre, l’Ape Sociale deve essere confermata senza variazioni nei prossimi anni, essendo in scadenza il 31 dicembre 2024.
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